Quando nasce il circolo Arcobaleno?

L’alba era sorta da poco e il sole ancora stazionava sui monti Lattari come indeciso se avventurarsi oltre o tornare a coricarsi, ma già l’aria del porto era piena di muggiti e polvere sottile che entrava nei polmoni causando una tosse secca e facendo lacrimare gli occhi.

È questo il ricordo più antico che ho del porto di Torre Annunziata in una giornata estiva della metà degli anni ’50. Avevo 4 o 5 anni e accompagnavo mio padre Giuseppe (Pinotto) ‘giù al porto’ per vedere lo scarico del bestiame che veniva posto in quarantena in un recinto alle spalle delle banchine e che muggiva senza posa per ore e ore mentre altri operai scaricavano a spalla il grano dalle navi, che ancora avevano quei grandi fumaioli che riempivano il cielo di fumo nero e denso…

E mio padre mi raccontava delle grandi navigazioni a vela che avevano visto il nonno protagonista su tutti i mari del mondo. Del vento che fischiava tra le sartie e le griselle mentre i marosi montavano a bordo, spesso portandosi via cose e uomini. Ma anche di mondi lontani e diversi dal nostro. E così, parlando, nasceva in me la voglia di sentire la voce del vento spingere una barca che si veste di vele, per catturarne ogni respiro o che, in un momento, si spoglia per sfuggire alla sua violenza.

Alcuni anni in marina, intorno ai venti anni, non hanno sopito questa voglia, per cui quando mio padre cominciò a pensare di riportare le vele nel ‘porto di Torre’ mi trovò entusiasta sostenitore.

Nacque il primo Circolo nautico della città, il “Circolo Nautico Torre Annunziata” con l’impareggiabile aiuto e sostegno di persone come Domenico Viola e Franco Vitulano ai quali si sono aggiunti tanti e tanti amici, alcuni oggi scomparsi ma vivi nella memoria di molti di noi… E ricordo le enormi difficoltà, le paure, le ansie vissute per portare la realtà diportistica su un territorio difficile in cui il mare era solo pesca o lavoro: e nei discorsi di tutti noi non si capiva come invece tale realtà esisteva e proliferava nelle vicine cittadine di Torre del Greco e Castellammare di Stabia, che già esprimevano dei campioni di vela a livello nazionale. Era il 1980.

Poi alterne vicende ci hanno fatto allontanare da quel sodalizio che pure nel frattempo cresceva, ma soprattutto nel settore motore, mentre io avevo in testa ancora e solo LA VELA…

E siamo giunti al 1998 quando in una piccola stanza dell’Oratorio delle chiesa di San Michele a Rovigliano nacque il Circolo Nautico Arcobaleno con il solo scopo di diffondere e promuovere la pratica della vela a Torre Annunziata. Non posso anche qui non ricordare, tra gli altri promotori, due persone che abbracciarono totalmente questa causa: Vincenzo Cesarano e Oreste Albanesi. Il primo con l’entusiasmo del neofita che scopre un nuovo mondo e il secondo con l’esperienza ultradecennale che vedeva la possibilità di allargare ancora di più i suoi orizzonti.

La mia barca, un glorioso New ranger di circa 9 metri – al quale avevo imposto il nome di “Esploratore”, ricordando così l’ultima nave a vela sulla quale era stato imbarcato il nonno, secondo i ricordi di mio padre – e uno strale, regalatoci dall’amico Peppe Franzese, costituirono la prima flotta del nuovo Circolo. Cominciò così una lunga serie di uscite in mare in tutte le stagioni e in tutte (quasi) le condizioni meteo. Tanti, tantissimi cominciarono ad emozionarsi di fronte all’incredibile spettacolo di tutte quelle barche che navigavano spinte dalla sola forza del vento: emozioni quasi dimenticate a Torre Annunziata che pure vanta(va) un mare tra i più belli del mondo e una posizione tale da fare invidia alle ‘capitali della vela’.

E nel frattempo la flotta si arricchiva di nuove imbarcazioni per i più giovani, e avemmo la gioia di vedere il nostro mare solcato dagli ‘optimist’, barchette incredibili per bambini di 6, 8, 10 anni.

Intorno a noi cresceva l’interesse per la vela: nuove barche si avvicinavano chiedendo di partecipare alle attività del giovane sodalizio sportivo; i soci fondatori cambiavano, sostituiti da persone forse ancor più motivate a inserire il Circolo nel contesto sociale torrese, convinti così di contribuire alla crescita sociale e civile della nostra città. I soci stessi crescevano acquisendo nuove competenze e professionalità, e se queste righe vogliono essere la storia del nostro circolo devo ricordare, tra i mille che ricordo, Oreste Autieri, Enzo Bianco, Maurizio Iovino (mio figlio) e Raffaele Calabrese, che ancora oggi si prodigano per il Circolo o meglio ancora per l’idea di Circolo che ci accomuna. E ancora ricordare le serate interminabili a casa mia, che precedevano le nostre prime regate quando, a distanza di poche ore dall’evento, Angelo Florio giurava che mancava ancora tutto… e poi tutto riusciva.

E ora, convinto che ci sia ancora tanto da fare, mi piace affacciarmi, con l’intero Consiglio direttivo, la mattina della domenica, sul porto, guardando soddisfatto le trenta e più barche che affollano il nostro ormeggio e lanciando di tanto in tanto un’occhiata verso la città, dove c’è un pezzettino di terra su cui si immagina già la nuova sede con spogliatoio, palestra, depositi et cetera…. E intanto sul mare di fronte a noi scorrono gli optimist, i laser e i 420 della “Scuola di mare” che vede Maurizio (Iovino) e Ida (Brancaccio) instancabili alfieri…

Ci sarebbe tanto ancora da raccontare ma voglio solo ricordare ieri mattina, quando sono arrivato sul molo con mio figlio Roberto. Il sole era sorto da poco e ancora stazionava sui monti Lattari, indeciso se proseguire o meno nella sua corsa giornaliera, ascoltavo mille voci in banchina di persone che si affannavano a preparare vele, sbarcare pesi, arrotolare cime per prepararsi alla prossima regata, che sarebbe partita di lì a qualche ora…